Il legame che esiste fra l’immagine documentaria e la sua natura cinematografica è molto più antico di quello che si possa immaginare ed è esplicito fin dagli stessi esordi della settima arte. La sortie des usines Lumière (L’uscita dalle fabbriche Lumière) girato da Louis Lumière, presumibilmente il 19 Marzo 1895, fu proiettato in pubblico il 22 Marzo dello stesso anno alla Société d’Encouragement pour l’Industrie Nationale di Parigi ed è considerato il primo film della storia del cinema pensato per una proiezione pubblica. Già in questa pellicola è presente un abile utilizzo della fiction in chiave realistica. Il film infatti documenta un evento quotidiano e, all’apparenza casuale, ovvero l’uscita degli operai di una officina a vapore al termine del turno di lavoro. In realtà, della prima ripresa rimangono solo pochi fotogrammi e la copia in pellicola giunta fino ad oggi si presuppone sia almeno il terzo rifacimento della stessa inquadratura.
La presenza di versioni alternative del filmato dimostra come non si trattasse effettivamente di un filmato documentario ripreso dal vivo, ma di precise ricostruzioni, messe in scena con cura, creando una prospettiva centrale che accentuasse la tensione di movimento degli elementi del quadro verso i lati. In questo modo l’immagine è resa il più naturale possibile, aumentandone al contempo l’effetto di realtà e di drammaticità. Da questi elementi è possibile intuire che il cinema nacque come documentario, ma già indissolubilmente legato ad un’idea di messa in scena della realtà, quindi di fiction.
La presenza di versioni alternative del filmato dimostra come non si trattasse effettivamente di un filmato documentario ripreso dal vivo, ma di precise ricostruzioni, messe in scena con cura, creando una prospettiva centrale che accentuasse la tensione di movimento degli elementi del quadro verso i lati. In questo modo l’immagine è resa il più naturale possibile, aumentandone al contempo l’effetto di realtà e di drammaticità. Da questi elementi è possibile intuire che il cinema nacque come documentario, ma già indissolubilmente legato ad un’idea di messa in scena della realtà, quindi di fiction.
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