Lo scrittore spagnolo Max Aub pubblico la biografia di un pittore mai esistito, Jusep Torres Campalans, che però più che un ritratto immaginario di un artista e di un'epoca è stata letta come una beffa. Uno scherzo ben riuscito, vi che in molti si sono ricordati di aver conosciuto questo pittore.
Ecco una recensione trovata IBS:
La pubblicazione quasi contemporanea del libro di Max Aub su Bunuel e di questa certo più chiassosa e bizzarra monografia su un pittore del tutto inventato dalla fantasia di Max Aub, rischia - me ne rendo conto - di oscurare un po' o almeno di lasciare in ombra il primo e di attrarre tutta la curiosità dei lettori sulla seconda. È successo con i giornali quotidiani che su quel " falso letterario " si sono ora gettati con piccolo ma vistoso fragore. Invece, a mio modesto avviso, penso che se forse (o senza forse) le conversazioni con Bunuel sono tra le due l'opera più importante, i due libri si scambino in ogni caso illuminazioni e "sapori" l'un l'altro. Inoltre, questo "Jusep Torres Campalans", opportunamente ristampato da Sellerio, era già uscito in Italia nel 1963 presso le edizioni Mondadori nei "Quaderni della Medusa", collana diretta da Elio Vittorini, e non aveva però suscitato quell'interesse che la sua eccezionalità in molti sensi meritava.
Ecco una recensione trovata IBS:
La pubblicazione quasi contemporanea del libro di Max Aub su Bunuel e di questa certo più chiassosa e bizzarra monografia su un pittore del tutto inventato dalla fantasia di Max Aub, rischia - me ne rendo conto - di oscurare un po' o almeno di lasciare in ombra il primo e di attrarre tutta la curiosità dei lettori sulla seconda. È successo con i giornali quotidiani che su quel " falso letterario " si sono ora gettati con piccolo ma vistoso fragore. Invece, a mio modesto avviso, penso che se forse (o senza forse) le conversazioni con Bunuel sono tra le due l'opera più importante, i due libri si scambino in ogni caso illuminazioni e "sapori" l'un l'altro. Inoltre, questo "Jusep Torres Campalans", opportunamente ristampato da Sellerio, era già uscito in Italia nel 1963 presso le edizioni Mondadori nei "Quaderni della Medusa", collana diretta da Elio Vittorini, e non aveva però suscitato quell'interesse che la sua eccezionalità in molti sensi meritava.
E se ora tale interesse l'ha suscitato, si deve soprattutto all'atmosfera più ricettiva tanto nel campo degli ingegnosi falsi in arte quanto della "bella " menzogna in letteratura, su cui Ripellino, Manganelli e Lavagetto hanno tra noi discettato in questi anni. I due libri, dicevo, si completano. Non solo perché, sono entrambi, in fondo, due libri sull'avanguardia dei primi tre lustri del secolo, ma anche perché, l'infinità di dati che Aub esibisce nel "Campalans" appartengono anche al libro su Bunuel e in parte lo completano. Ma poi, se ho detto che Bunuel e Aub si assomigliano (anarchici, surrealisti, autori dell'assurdo, con gusto della contraffazione e del gioco, ecc.), questo è vero anche per Bunuel e Campalans, e quasi per le stesse ragioni, compresa una certa voglia sottile del paradosso e della dissacrazione. E se Bunuel, nell'opera che lo riguarda, conversando con Aub, si riferisce al libro "Delitti esemplari" del suo amico (anch'esso pubblicato da Sellerio, ma prima ospitato in parte nella rivista "Il Caffè" di Vicari, tanto amata da Calvino e da Sciascia), questo significa che anche Bunuel avrebbe potuto scrivere qualcosa del genere; e così Campalans. In quel libro, infatti, sono elencati o raccontati in breve, quasi come notizie di cronaca, un buon numero di omicidi ingegnosi con la relativa motivazione; per esempio: "Lo uccisi in sogno, poi non potei far altro che sopprimerlo sul serio. Inevitabilmente".
Ma come è fatto poi il "Jusep Torres Campalans" di cui sto parlando? L'ho già definito la monografia di un pittore immaginario, coetaneo di Picasso. Così, per rendere più vera la sua monografia inventata, Aub la fornì di ogni ingrediente necessario: una biografia del pittore, un opportuno inquadramento storico, due interviste in un paesino sperduto del Messico, dove Campalans si era rifugiato rinunciando alla pittura e a Parigi, e il catalogo completo delle sue opere (che non appare n‚ nella prima edizione mondadoriana, n‚ in questa di Sellerio). Ma l'invenzione fu preparata da Aub attraverso una vera mostra di dipinti, a Città del Messico e a New York, e solo fu dichiarata tale, cioè cosa inventata, comprese le riproduzioni di quadri, quando l'editore francese Gallimard volle saperne di più su quel pittore, del quale lo scrittore spagnolo aveva fornito tante notizie ghiotte.
La presentazione editoriale (Sellerio) avverte che un chiaro sintomo di tutta questa sagace invenzione si può scoprire in uno dei distici che, tra uno di Gracian e uno di Ortega y Gasset, apre il libro: "Come può esistere verità senza menzogna?", attribuita ad un imprecisato autore del Settecento spagnolo. Eppure Aub si sarebbe potuto ispirare tranquillamente a un detto di Cervantes: "la menzogna è tanto migliore quanto più sembra veritiera".
Per l'edizione spagnola del libro, pubblicata purtroppo dopo che Aub era morto (1973), lo scrittore aveva persino aggiunto altri disegni, aveva trovato le foto dei due genitori di Campalans (due belle facce di contadini catalani), e un fotomontaggio dove si vedono fianco a fianco Picasso e Campalans...
Finisco con alcuni dati sulle altre traduzioni italiane di Aub, anche se la notizia biobibliografica qui acclusa dà un'idea completa della vita e delle opere dello scrittore spagnolo. Due libretti della collana teatrale einaudiana sono suoi (e da me tradotti): uno di tre atti unici, intitolato "L'impareggiabile malfidato", e proprio quello che dà il titolo a tutti e tre è stato messo in scena a Roma, presenti l'autore e Rafael Alberti; e un altro in tre atti, "San Juan*, che tratta di una nave carica di profughi ebrei, che, durante la seconda guerra mondiale, non trova un porto che la voglia accogliere. Infine, di Aub si può leggere (non so se ancora in catalogo) una "Storia della letteratura spagnola" (anch'essa da me tradotta e presentata), pubblicata dalla casa editrice Laterza: una felice e acuta e spregiudicata sintesi di quella letteratura. E in più i tre libri editi dalla Sellerio, qui recensiti o ricordati.
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