Ciò che spiazza lo spettatore è l'assolutà fedeltà ai canoni del documentario in stile Cinéma Verité, privo di espedienti che, come in altri casi celebri, servono ad abbassate il tono drammatico o a far percepire l'ironia del progetto.
Il film di Benoît Poelvoorde, Rémy Belvaux e André Bonzel si basa su un soggetto è controverso, la figura del killer, e apre molte domande sull’idea di ciò che è permesso al filmmaker pur di documentare al realtà. Ad un primo livello il dibattito sull’argomento è vissuto dagli stessi autori mentre interpretano la proiezione di loro stessi nel film, mentre ad un secondo livello è lo stesso spettatore a sentirsi complice dei crimini di Ben, o per lo meno a provare del disgusto nei confronti della sua posizione voyeuristica. A questi stimoli lo spettatore non può rimanere in posizione passiva, con l’aumentare dell’influenza che il carisma di Benoît esercita sulla troupe, anche il pubblico viene chiamato in causa in modo più violento. Le interpellazioni del killer alla cinepresa diventano sempre più frequenti, come se utilizzasse l’obiettivo per relazionarsi con i documentaristi. In realtà i suoi stimoli sono indirizzati anche agli spettatori, sebbene nei suoi interventi dimostri di ignorare il fatto che ciò che viene ripreso avrà in futuro un pubblico reale.
Il trailer
Una clip
Anno:1992
Regia: Benoît Poelvoorde, Rémy Belvaux, André Bonzel
Sceneggiatura:Benoît Poelvoorde, Rémy Belvaux, André Bonzel, Vincent Tavie
Fotografia: André Bonzel
Montaggio: Rémy Belvaux, Eric Dardill
Durata: 95'
Nazione: Belgio
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