Reduce dal successo ottenuto al Festival di Locarno, Corso Salani approda con il suo documentario Imatra al Filmmaker Festival di Milano. Cercando notizie sul regista capito come di consueto sulla pagina personale di Wikipedia dove leggo che:
Nei suoi film, Corso Salani interpreta sempre una sorta di alter ego di nome Alberto, che rappresenta il suo punto di vista sulla storia (una curiosità: nel falso documentario Gli occhi stanchi uno degli attori ad un certo punto si rivolge a lui come Corso invece che Alberto, e l'errore è stato lasciato deliberatamente nel film).
Così parla Il Morandini sul film di Salani:
Dopo otto anni trascorsi nell'Europa occidentale (Cipro, Dusseldorf, Fiumicino, Viareggio, Roma), la polacca Ewa accetta di tornare al paese natio polacco, sul Baltico, in pulmino con un trio di cineasti (regista, operatore, fonico). Durante il viaggio racconta le sue tristi peripezie nel mondo della prostituzione, della schiavitù, dell'esilio. Girato in video e in presa diretta e poi gonfiato a 35 mm, è un personalissimo e originale film di strada la cui apparente spontaneità dei mezzi non nasconde la sapiente costruzione narrativa e la raffinata scansione stilistica: luce diurna all'inizio e alla fine del viaggio, mentre la confessione di Ewa (A. Czekanska è un'allieva dell'Accademia Drammatica di Varsavia) è immersa in una dominante, quasi astratta oscurità. Commovente, intenso, di gentile e pudica finezza. Chi è il vero narratore: la ragazza o Salani che interviene, traducendo le sue parole? Tullio Masoni l'ha definito un cinema della timidezza o della sublime delusione.
Non ci resta che vedere il film.
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