martedì 27 febbraio 2007

DOC - Nanook of the North

Nel 1920 l’esploratore Robert Flaherty dopo aver intrapreso alcune spedizioni oltre il Circolo Polare Artico, ottenuto un finanziamento da una ditta di pellicce, decise di documentare su pellicola la vita di un cacciatore Inuit che aveva conosciuto durante i suoi viaggi. Nanook of the North (Nanuk l’eschimese), portato a termine nel 1922, prototipo del documentario esotico che sarebbe diventato un genere negli anni successivi, è considerato il punto di partenza storico per il documentario. Nanook of the North descrive la lotta per la sopravvivenza nell’Artico della famiglia Inuit e del suo capofamiglia Nanook, in forma di epopea, trattando l’individuo come un modo privilegiato d’accesso alla conoscenza di un intera comunità e di cultura “altra”. Flaherty volle mostrare l’orgoglio della popolazione Inuit attraverso il carisma di Nanook, dimostrando, con rigore antropologico, il profondo legame esistenziale tra uomo e Natura.

Flaherty con una grande intuizione capì che per meglio mostrare la vita degli eschimesi, era necessario che vi fosse un'opera "onesta" di falsificazione. Scelse per esempio di non mostrare oggetti moderni come i fucili, tecnologie acquisite dagli Inuit e indice di un certo grado di ammodernamento. Flaherty utilizzò inoltre una vera e propria una messa in scena con attori, sebbene essi non fossero professionisti; creò in tal modo l’impressione che alcune scene fossero riprese all’interno dell’igloo della famiglia di Nanook, mentre, in realtà, furono girate all’aperto, utilizzando come scenografia la calotta semisferica di un igloo ricostruito per l’occasione a dimensioni raddoppiate. Ciò gli permise di ottenere luce a sufficienza per le riprese dell’interno ma costrinse in tal modo i suoi soggetti a ri-mettere in scena il loro modo di vivere quotidiano all’interno della casa di ghiaccio.

illiam Rothman ha scritto a questo proposito che l’importanza di Nanook sia legata alla sua posizione nella storia del documentarismo, ma soprattutto, di come questo film metta in luce un momento della storia del cinema, in cui non vi era ancora una netta distinzione tra documentazione e finzione. La sensazione che un film come Nanook of the North vuole produrre nel pubblico è quella di sentirsi testimoni degli usi e dei comportamenti di un popolo per come essi avvengono “naturalmente” e non come frutto dell’interazione tra regista e soggetto, sebbene esista una forte componente manipolatoria alla sua base. La messa in scena di situazioni altrimenti non filmabili o la ricostruzione di momenti di vita quotidiana sono la dimostrazione del fatto che, anche nel momento in cui il documentario nasce come forma, è consapevole che la rappresentazione della realtà sia contaminata dalla fiction, sebbene essa venga utilizzata, non per raccontare qualcosa di sostanzialmente falso, ma anzi per rafforzare il legame indessicale tra immagine e oggetto rappresentato. Flaherty dimostrò in tal modo di aver compreso che le tecniche documentarie rendono possibile l’utilizzo delle immagini per creare un’appropriata impressione di realtà piuttosto che garantirne l’autenticità in ogni caso.

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