I “bokkies” sono dei giovanissimi gangster sudafricani che vengono assoldati come killer in considerazione del fatto che sono troppo giovani per essere perseguiti dalla legge. Una realtà dura che un gruppo di documentaristi decide di filmare come forma di denuncia sociale. In questo modo realtà e finzione si fondono doppiamente. Un fenomeno tristemente reale viene trattato come argomento di un falso documentario in cui vengono presentati gli incontri con i giovani killer, i tentativi attuati dalla troupe di farsi accettare dai ragazzi, il pedinamento sulle strade, fino agli attimi terribili in cui il loro lavoro viene portato a termine. Il documentario, costruito sulla falsa riga di C'est arrivé près de chez vous, alterna le riprese sul campo a scene che descrivono le discussioni che i filmmaker hanno avuto nel momento di stabilire a tavolino il progetto del loro lavoro. La forma di back-stage assume un valore altamente riflessivo, decostruendo in tal modo il lavoro documentaristico a partire dal momento della sua ideazione. Attorno al tavolo, i filmmaker coinvolti nel progetto discutono animatamente sui dubbi etici e morali che li ossessionano all’idea di filmare una forma di violenza che coinvolge dei minori.
Il film è costruito sull’alternanza dei due momenti, sottolineati da un profonda differenziazione cromatica. Il documentario sui “bokkie” è girato in puro stile osservativo, a colori, spesso per strade e di notte, mentre le fasi di preparazione attorno al tavolo sono girate in un interno e in bianco e nero, aumentando in tal modo la sensazione di stacco temporale fra le diverse sequenze. Shooting Bookies è un film altamente disturbante, come lo era C'est arrivé près de chez vous, ma per motivi diversi. Il film belga proiettava il pubblico da una posizione di testimone a quella di complice dell’omicida, obbligandolo a percorrere il medesimo arco drammatico intrapreso dalla troupe dei documentaristi; in Shooting Bokkies i documentaristi si limitano ad essere osservatori del fenomeno, a porsi delle domande sulla liceità del loro progetto. Il film è però pervaso dalla sensazione che dietro la sua fiction si celi uno straziante grido d’allarme riguardo un tema molto difficile, che rivela come i “bookies” dello schermo siano simulacri di bambini che realmente sono costretti a diventare sicari spietati a causa della miseria. Shooting Bokkies è quindi una dura denuncia di un triste fenomeno, ma allo stesso tempo è una dichiarazione di come il documentario rischi a sua volta strumentalizzare il problema piuttosto che risolverlo.
Anno:2002
Regia:Rob De Mezieres, Adam Rist
Sceneggiatura: John Fredericks, Rob De Mezieres, Andrew Cassells
Produzione: Rob De Mezieres, Andrew Cassells
Fotografia: Brendon Rowan
Montaggio: Rob De Mezieres
Durata: 75’
Nazione: Sud Africa
Il film è costruito sull’alternanza dei due momenti, sottolineati da un profonda differenziazione cromatica. Il documentario sui “bokkie” è girato in puro stile osservativo, a colori, spesso per strade e di notte, mentre le fasi di preparazione attorno al tavolo sono girate in un interno e in bianco e nero, aumentando in tal modo la sensazione di stacco temporale fra le diverse sequenze. Shooting Bookies è un film altamente disturbante, come lo era C'est arrivé près de chez vous, ma per motivi diversi. Il film belga proiettava il pubblico da una posizione di testimone a quella di complice dell’omicida, obbligandolo a percorrere il medesimo arco drammatico intrapreso dalla troupe dei documentaristi; in Shooting Bokkies i documentaristi si limitano ad essere osservatori del fenomeno, a porsi delle domande sulla liceità del loro progetto. Il film è però pervaso dalla sensazione che dietro la sua fiction si celi uno straziante grido d’allarme riguardo un tema molto difficile, che rivela come i “bookies” dello schermo siano simulacri di bambini che realmente sono costretti a diventare sicari spietati a causa della miseria. Shooting Bokkies è quindi una dura denuncia di un triste fenomeno, ma allo stesso tempo è una dichiarazione di come il documentario rischi a sua volta strumentalizzare il problema piuttosto che risolverlo.
Anno:2002
Regia:Rob De Mezieres, Adam Rist
Sceneggiatura: John Fredericks, Rob De Mezieres, Andrew Cassells
Produzione: Rob De Mezieres, Andrew Cassells
Fotografia: Brendon Rowan
Montaggio: Rob De Mezieres
Durata: 75’
Nazione: Sud Africa
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