giovedì 14 giugno 2007

OFFSCREEN di Christoffer Boe

"Offscreen", ovvero "L'uomo con la macchina da presa" incontra "Il cameraman e l'assassino": una scarnificazione impietosa dell'apparato filmico che riduce un uomo a filmare se stesso tutti i giorni per tutto il giorno, con il proposito di farne un lungometraggio che parli d'amore e di vita. Questa è l'idea del protagonista, l'attore Nicolas, il quale però non ha idea delle difficoltà del suo progetto. I suoi amici, costretti ad essere ripresi, sono stupiti prima e infastiditi poi. La sua ragazza deve sostenere, oltre alle difficoltà pregresse del rapporto, anche una nuova entità tra lei e il suo uomo. Anche il lavoro in teatro diventa difficoltoso. E allora perché il nostro non desiste e non torna alla sua normale esistenza? La sua hybris gli nasconde l'impossibilità di essere al contempo soggetto e oggetto filmico, la videocamera è potente e non mente mai, conducendolo ben presto sul sentiero dell'autodistruzione.

Il danese Christoffer Boe, a Venezia l'anno scorso con "Allegro" pone delle questioni interessanti sulla natura della nuova cinematografia, quella che viene dopo la Tv, i reality show, il digitale e i nuovi self-made movies. L'aspirazione mitica a catalizzare tutto su di sé, ad essere un corpo-cinema autonomo e auto-generante viene messa in crisi al suo eccesso in un perfetto meccanismo, balbettante all'inizio, poi via via più coinvolgente (ma alla prima proiezione di Venezia 63 sono in molti ad abbandonare la sala troppo presto) fino a gettare le premesse del delirio totale, lanciandosi verso un finale in cui il protagonista diventa la sua videocamera. Ma in nessuno dei due poli (Nicolas e il suo occhio meccanico) risiede più alcuna coscienza, e c'è spazio solo per un'orgia sanguinaria.

Grandioso l'attore protagonista, Nicolas Bro, anche direttore della fotografia ma soprattutto pilastro unico di un film triplamente finto nella sua perversa mise en abime.

Da Cinefile.biz

Sul sito Offscreen potete vedere il trailer. Altri articoli su Cinemavvenire, Filmfilm,

Segue una raccolta di dichiarazioni durante la conferenza stampa raccolte da Filmup

Intervista al regista e al cast.
di Elisa Giulidori

"Off Screen" è un finto film-documentario, su un attore riprendere la sua vita 24 ore su 24. Un'analisi interessante sul reality e sulle sue implicazioni. Ma anche un nuovo modo di pensare le inquadratura e le luci. Il regista e attori raccontano il loro rapporto con questo progetto che ha occupato un anno della loro vita.

Il suo film è una sanguinosa metafora sul reality, rispecchia la nostra ossessione di avere un doppio che ora si può incontrare attraverso le videocamere. Questo tema del doppio è presente in un autore che lei ama molto, Edgar Allan Poe... Ci può dire cosa ne pensa.
Christoffer Boe: In riferimento a Poe mi viene in mente il racconto in cui c'è il ritratto di una signora e più è perfetto più svanisce. Mi ricorda molto il nostro lavoro, quando ci sembra di arrivare ad un risultato questo sembra svanire. In questo film non volevo solo analizzare il doppio, volevo anche indagare l'utilizzo di nuove tecnologie. La camera digitale ci ha permesso di avere una troupe ridottissima solo due persone me e Nicolas. Volevo esplorare un nuovo tipo di regia, nuove luci…

Quanta parte ha avuto "l'attore", anche nella costruzione del film?
Nicolas Bro: La prima metà l'ho girata a casa mia, seguendo una traccia fornitami da Boe. O meglio all'inizio avevamo varie soggetti, nei primi 4/5 mesi abbiamo definito le tracce, la seconda parte è tutta basata invece su una sceneggiatura di Boe. Comunque io avevo la possibilità di fare ciò che volevo, potevo anche decidere dove posizionare la camera, se mi sembrava più opportuno, non è certo da tutti poter fare queste scelte. Ma io sono un attore e naturalmente ho anche seguito le sue indicazioni del regista. Il risultato è stata una collaborazione di entrambi.

Ma allora la sceneggiatura era aperta, gli attori non sapevano come si sarebbe sviluppata?
Nicolas Bro: Noi avevamo un obbiettivo vago per i primi 6 mesi, non sapevamo dove saremmo andati a parare. Poi la sceneggiatura si è definita.

Come si monta un film del genere, quanto tempo è durato?
Christoffer Boe: Il montaggio ha avuto alla fine tempi tradizionali, 3-4 mesi. Comunque tutti i giorni guardavo le riprese e facevo un primo.

I due attori protagonisti recitavano usando i loro veri nomi. Vi siete dati dei limiti per interpretare i vostri "personaggi"?
Lene Maria Christensen: Non avevamo regole ma solo delle situazioni da riprodurre. Ripetendo molto spesso le scene si riusciva ad ottenere il risultato che Bro aveva in mente. L'uso dei nostri veri nomi invece è stato spiazzante. Ma siamo attori e vivevamo una situazione non reale, noi non siamo sposati.
Nicolas Bro: A volte ci siamo spinti oltre il limite. Infatti in fase di montaggio abbiamo dovuto tagliare certe scene perché lì avevamo passato il limite, c'eravamo troppo immedesimati nel ruolo.

Titolo: Offscreen
Regia: Cristoffer Boer
Sceneggiatura: Christoffer Boe, Knud Romer Jørgense
Fotografia: Nicolas Bro
Interpreti: Nicolas Bro, Lene Maria Christensen, Christoffer Boe, Jakob Cedergren, Trine Dyrholm
Nazionalità: Danimarca, 2006
Durata: 1h. 33'

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