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Che il film di Daniel Myrick e Eduardo Sánchez abbia fatto storia nel mondo della promozione cinematografica, questo è un dato di fatto, che lo lasciato un segno anche nella storia del cinema, questo è tutto da discutere. Nove anni fa però tutti erano certi che l’idea geniale dei due ragazzi americani di creare una campagna virale massiva, non avrebbe potuto essere replicata con tale impatto. Si sbagliavano.
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Ma il ciclone Abrams non si limita a un film d’effetto. Memore delle Lost Experience e dei Flight 815 per la promozione di Lost, il suo staff ha inondato la rete di indizi (veri o falsi), spezzoni di video (apparentemente rubati), alimentando in modo ossessivo una Cloverfield-mania (iniziata con la data 01-18-2008). Incredibile la quatità di materiale che si presto diffusa in rete, generata anche dagli stessi utenti. Le ipotesi sulla forma del mostro, le illazioni di messaggi nascosti nella locandina (assolutamente geniali per fantasia, quanto infondati nella realtà).
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Cloverfield è la dimostrazione che ormai il cinema non si lo si fa più solo in sala, ma anche che la rete è definitivamente lo strumento più potente per comunicare a costi nulli, ma anche con milioni di dollari di budget. Assolutamente geniale, sebbene tutto quello che pare nuovo in Cloverfield è in realtà il trionfo del già visto.
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