Il Corriere dello Sport ci racconta che nella realtà il match più lungo della storia del tennis fu disputato proprio a Wimbledon in tempi relativamente recenti. Siamo nel 2010 quando nel primo turno della competizione si affrontano l'americano John Isner e il francese Nicolas Mahut. La sfida si protrae per tre giorni, dal 22 al 24 giugno, e dura 11 ore e 5 minuti. Una maratona infinita che entra di diritto nel Guinness dei primati come l'incontro professionistico più lungo della storia sia per numero di game giocati che per tempo effettivo di gioco. Per la cronaca, a vincere alla fine sarà Isner con il punteggio finale di 6–4, 3–6, 6–7, 7–6, 70–68. Il film è stato trasmesso dal canale HBO l'11 di luglio, in occasione della finale del torneo di Wimbledon.
martedì 14 luglio 2015
7 DAYS IN HELL - una partita infinita
Il Corriere dello Sport ci racconta che nella realtà il match più lungo della storia del tennis fu disputato proprio a Wimbledon in tempi relativamente recenti. Siamo nel 2010 quando nel primo turno della competizione si affrontano l'americano John Isner e il francese Nicolas Mahut. La sfida si protrae per tre giorni, dal 22 al 24 giugno, e dura 11 ore e 5 minuti. Una maratona infinita che entra di diritto nel Guinness dei primati come l'incontro professionistico più lungo della storia sia per numero di game giocati che per tempo effettivo di gioco. Per la cronaca, a vincere alla fine sarà Isner con il punteggio finale di 6–4, 3–6, 6–7, 7–6, 70–68. Il film è stato trasmesso dal canale HBO l'11 di luglio, in occasione della finale del torneo di Wimbledon.
giovedì 8 gennaio 2015
SPOT: Struck by a rainbow
BBDO Toronto continues the absurdist tendencies of Skittle’s advertising with one of the brand’s strangest ads in recent memory. Entitled “Struck By A Rainbow,” the ad is a mockumentary about a man named David who is hit by a rainbow, changing his skin to Skittles. Directed by Conor Byrne, the video, while never laugh out loud funny, convincingly mirrors and parodies the tropes of documentaries about people combating adversity, getting the feel just right. The long running time (“Struck By A Rainbow” clock in at well over three minutes) is used to show most of the implications of David’s condition and show David’s journey from struggle to acceptance. In case you’re wondering, a doctor points out that “From a medical perspective, there’s nothing wrong with David. His skin is just now Skittles.”
The spot saves one of its more obvious jokes for the end, as David’s wife leans in to kiss him on the cheek and bites off a Skittle. While over three minutes is a very long time to spend watching an ad, and the premise is stretched a bit thin by the long running time, this should still appeal to fans of the brand’s distinctly oddball humor, and anyone creeped out too much by the idea would stop watching immediately anyway.
“Struck By A Rainbow” debuted on YouTube and the brand’s Facebook page on December 8th, but the campaign also includes a digital buy featuring 30-second teasers to drive additional views. Media support for the spot will continue around four weeks.
Info
venerdì 14 novembre 2014
MOCKUMENTARY - Se ne parla a Bookcity 2014
Si parla di Mockumentary sabato 15 novembre ore 15.00, nell'Aula 109 dell'Università Statale di Milano.
L'occasione è offerta dal grande evento di Bookcity 2014. Cura l'incontro Cristina Formenti, autrice del libro Il mockumentary: la fiction si maschera da documentario (ed. Mimesis, 2014). In compagnia dell’autrice, ci saranno Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, registi del film Il mundial dimenticato", cui è dedicato l’ultimo capitolo del volume. Più precisamente, verrà proposto un percorso audiovisivo alla scoperta dei molti volti che può assumere quella sfuggente forma cinematografica nota come mockumentary. Attraverso la
proiezione di brevi montaggi che raccolgono frammenti di celebri pellicole, originali filmati dell'artista contemporanea Marta
Dell'Angelo e la testimonianza di Garzella e Macelloni si metterà in luce come e perché un cineasta scelga di travestire da documentario una vicenda di fantasia.
Da quando nel 1965, con "The War Game", il britannico Peter Watkins ha realizzato il primo vero e proprio mockumentary della storia del cinema, nella creazione di questi ibridi si sono cimentati sia registi emergenti sia importanti autori, come Peter Jackson, Woody Allen e Peter Greenway. E, in risposta ad un crescente bisogno del pubblico di fruire prodotti
audiovisivi apparentemente reali, a partire dalla fine degli anni Novanta, il finto documentario è andato dilagando sia sul grande sia sul piccolo schermo, per approdare in tempi più recenti anche sul web. Nel suo libro, che costituisce il primo studio italiano sull’argomento, Cristina Formenti indaga questa variegata e sterminata produzione audiovisiva, fornendone prima una panoramica complessiva per poi focalizzarsi sull’analisi di alcuni mockumentary filmici rappresentativi dei molti volti di questa forma audiovisiva.
Il volume, che colma un vuoto nel nostro panorama editoriale, conduce quindi il lettore alla scoperta di questi ibridi dal carattere multiforme e sfuggente che si mascherano da documentari per raccontare vicende di finzione, irridendo la tendenza dello spettatore a credere a tutto ciò che gli viene presentato come vero. In particolare, l’autrice delinea anatomia, storia e funzionamento di questi seducenti prodotti audiovisivi per mettere in luce come, più che un genere, il mockumentary sia uno stile narrativo trasversale a generi, media e poetiche autoriali.
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venerdì 19 settembre 2014
WHAT WE DO IN THE SHADOWS - Come ridere di paura con "veri" vampiri
Un quartetto di vampiri, che vivono nella moderna Wellington, in Nuova Zelanda, invitano un gruppo di documentaristi per essere filmati mentre preparano il loro ballo di gala annuale, dove si incontrano morti viventi provenienti da tutta la città per una serata all'insegna del divertimento.
Arriva, guarda caso, dalla Nuova Zelanda il film di Taika Waititi e Jemaine Clement presentato allo scorso Sundance Film Festival.
But it won't be at the American event for the prestige and influence. The pair's low-budget mockumentary What We Do in the Shadows is part of of the festival's "Park City at Midnight" section, the late-night just-for-kicks part of the programme.
Its world premiere at Sundance will still be an American sales springboard for the the film which was co-directed and written by Clement and Waititi, who performed as comedy duo The Humourbeasts in the days before Flight of the Conchords.
The film follows a 2006 short of the same name by the pair which screened at the New Zealand International Film Festival.
Directors Jemaine Clement and Taika Waititi, assisted by fellow comedian Jonathan Brugh, explore the flatting lifestyle of three perennial bachelors, vampires Vulvis (aged 700, maybe 701), Viago (229) and Deacon (107).
Listless, dandified masters of the artful sigh, they waver between trying to spook the anonymous filmmaker with their doomy tales, and making silken plays for pity. If you thought never dying might be cool, they're here to tell you about the hollowness at the core of their eternal round of irritating household chores, domestic squabbles and Saturday nights being mistaken for homosexuals in the Courtenay Quarter.
Few will be impressed by their haughty approach to younger vampires, though many may admire their openness in addressing such longstanding questions as: how can any man who never sees himself in a mirror care so obsessively about clothes, hair, and skin tone?
Both of Waititi's earlier features Eagle vs. Shark (which starred Clement) and Boy were nominated for the Grand Jury Prize at Sundance in 2007 and 2010 respectively.
Fonte | nzherald.co.nz
giovedì 21 agosto 2014
INTO THE STORM - a caccia di tornado con la videocamera
Il film Twister ha segnato nel suo piccolo la storia degli effetti speciali digitali dando vita alle prime tempeste realizzate con la computer grafica con una forte verosimiglianza, oggi Into the Storm porta il (presunto) genere del found footage affianco a una troupe di documentaristi a caccia di queste impressionanti espressioni della natura.
Il presupposto potrebbe anche essere buono, ma nonostante gli sforzi di Steven Quale di giustificare inquadrature più o meno assurde con il panopticon creato da telecamere digitali amatoriali, cellulari e videocamere di sicurezza, non riesce a mantenere una credibilità documentaristica che servirebbe per creare un'atmosfera realistica attorno al film.
Nonostante buoni effetti speciali il film si perde in situazioni assurde, personaggi inverosimili e battute di becero patriottismo americano che fanno perdere ogni interesse al film. Lasciando perdere un discorso più approfondito sul come dei dilettanti possano possedere e utilizzare perfettamente delle attrezzature in grado di lavorare sotto un diluvio che avrebbe affondato anche l'arca di Noe. Non c'era molto da aspettarsi da questo film, ma nemmeno quello...
lunedì 28 luglio 2014
MAN OF CRISIS - Il mock perso (e ritrovato) di Woody Allen
Men of Crisis: The Harvey Wallinger Story from pepe sinatra on Vimeo.
1971, I nell'intervallo di tempo tra Il dittatore dello Stato libero di Bananas e Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere, Woody Allena realizza il cortometraggio Man of Crisis, un mockumentary ironico su Richard Nixon. A quanto pare la PBS che lo aveva commissionato decise di non mandarlo in onda. Nel 1972 Nixon vinse poi le elezioni... La storia completa è su Ilfattoquotidiano.Andy's (Kaufman) other Job
venerdì 4 luglio 2014
TUSSILAGO, terrorismo tra animazione e documentario
TUSSILAGO - short film from jonas odell on Vimeo.
Come può l'animazione, che per definizione è la forma più pura di astrazione dalla realtà, aderire alle forme canoniche del documentario? Ecco un esempio con il corto Tussilago, un corto che racconta la storia di un terrorista della Germania Ovest, di nome Norbert Kröcher, arrestato il 31 marzo 1977, con l'accusa di essere a capo di un progetto per rapire la politica Anna-Greta Leijon. Alcuni sospetti sono stati arrestati in quei giorni, una di queste è "A", la fidanzata di Kröcher's ex-girlfriend, "A". In questo film la sua storia.mercoledì 9 aprile 2014
CORTO - Il battimanista
Etichette:
Cortisonici Lab,
cortometraggio
Ubicazione:
Varese VA, Italia
giovedì 16 gennaio 2014
OSCAR 2014 - I 5 documentari in concorso
Diventa quasi una tradizione il post in cui presento la cinquina delle nomination per il premio Oscar per il Migliore Documentario. L'annata 2014 vede in corsa cinque titoli di cui, come spesso accade, il grande pubblico non ha mai sentito parlare. Personalmente ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione di The Act of Killing durante lo scorso Milano Film Festival e le parole di Joshua Oppenheimer sono state tra quelle che lasciano il segno. Difficile non pensare che un film così incredibile, che può accreditare niente meno che Werner Herzog e Errol Morris alla produzione, non sia il favorito alla vittoria per questa edizione.
Il film documenta alcuni anni trascorsi da Joshua Oppenheimer in Indonesia, per raccontare la storia di Anwar Congo e i suoi sodali. Ora sono anziani attori, volti noti della televisione indonesiana, ma un tempo erano i capi degli squadroni della morte che imperversavano sull’isola di Giava. Giovani bagarini che lavoravano davanti ai teatri, entrarono ben presto nell’orbita dei ribelli di Suharto e, una volta iniziato il colpo di stato, diedero personalmente il loro contributo a uccidere o a ordinare l’eliminazione di migliaia di persone: cinesi, filocomunisti e dissidenti (o presunti tali) di vario genere.
Il secondo film è Cutie and the boxer, di Zachary Heinzerling e racconta la strana storia d'amore, ambientata a New York, tra il pittore "boxer" Ushio Shinohara e di sua moglie Noriko.
Si parla di guerra invece in Dirty Wars, di Richard Rowley, un film che immerge direttamente nel cuore della guerra basato sul libro Dirty Wars: The World Is a Battlefield di Jeremy Scahill.
Abbastanza chiaro per chi sono di parte? Ora non resta che aspettare la notte del 2 marzo!
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Ubicazione:
Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti
martedì 14 gennaio 2014
LIBRI - Mimesis pubblica (finalmente) una monografia sul mockumentary
La casa editrice Mimesis, molto attenta a temi cinematografici di nicchia, colma una lacuna che l'editoria italiana non sembrava essere interessata a chiudere. Diciamo tranquillamente che in tempi non sospetti avevamo avanzato una proposta analoga, ma a quanto pare i tempi non erano maturi e gli "sponsor" non abbastanza appetibili.
Da quando il britannico Peter Watkins, con The War Game (Id., 1965), ha dato vita al primo vero e proprio mockumentary della storia del cinema, il finto documentario è andato dilagando sia sul grande sia sul piccolo schermo. Queste opere, affascinanti in quanto falsificano le estetiche del cinema del reale per raccontare vicende di finzione, in Italia sono ancora poco indagate. Il volume, che si propone di contribuire a colmare questo vuoto, condurrà il lettore alla scoperta di tali ibridi, delineandone anatomia, storia e funzionamento per mettere in luce come, più che un genere, il mockumentary sia uno stile narrativo trasversale a generi e poetiche autoriali, nonché a diversi media.
L'autrice del volume Il Mockumentary è Cristina Formenti, dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, dove porta avanti un progetto incentrato sul documentario animato. Il suo principale interesse di ricerca è costituito da tutte quelle forme cinematografiche che appartengono al territorio della docufiction.
giovedì 7 novembre 2013
FUGU & TAKO - il trailer
Ecco un trailer curioso, questa volta si tratta di un cortometraggio. Fugu & Tako è infatti un breve film scritto e diretto dal pluripremiato Ben West, una storia assurda basata su effetti speciali decisamente stupefacenti.
mercoledì 26 giugno 2013
WILLOW CREEK - Il found footage sul mitico Bigfoot
Il found footage è diventato un po' uno standard nel mondo dell'horror contemporaneo, dalle streghe di Blair ai Troll norvegesi, sono molte le creature criptozoologiche che hanno ispirato pellicole che promettono brividi di paura.
Questa volta tocca al Bigfoot, il misterioso uomo scimmia che da oltre 200 anni si dice che viva nei boschi dell'America Settentrionale. Al timone di questa nuova produzione c'è Bobcat Goldthwait, regista di God Bless America.
Su Cineblog ci fanno notare che non è la prima volta che questa creatura è protagonista di un film, prima sono venuti Bigfoot: The Lost Coast Tapes e il recente Embedded, di cui vediamo i trailer qui di seguito.
domenica 19 maggio 2013
BELLARIA FILM FESTIVAL dedica un workshop con Lorenzo Garzella ai mockumentary
Il Festival di Bellaria, arrivato alla 31ma edizione, nonostante cambi drastici di direzione voluti o imposti negli ultimi anni, torna a dedicarsi al mondo del documentario e si conferma come uno degli eventi più sensibili dove emergono le novità del cinema italiano. Dopo una tavola rotonda tenuta al Festival di Pesaro nel 2000, a tredici anni di distanza il falos documentario torna protagonista di un interessante workshop che sarà tenuto da Lorenzo Garzella, regista dello splendido Il mundial dimenticato, che sicuramente (a nostro avviso) è il miglior mockumentary fino a oggi realizzato in Italia.
Il Workshop #2 ALLA SCOPERTA DEL MOCKUMENTARY avrà questo programma.
- venerdì 31 maggio ore 10-13
ore 10 - Introduzione ad un genere anomalo, sfuggente, trasversale, ondivago.
Autori, pubblico, critica: gli incerti confini tra forma e contenuto, tra gioco ed equivoco, tra realtà e immaginazione, tra fiction e fake.
Cinema di denuncia: il primo Oscar come miglior documentario a The War Game (1965) di Peter Watkins.
Cinema d'autore: da Orson Welles a Woody Allen, da Wermer Herzog a Peter Jackson. Il genere found footage tra reportage e cinema horror: da Cannibal Holocaust (1979) a The Blair Witch Project (1999). La Storia e i what if: politica, misteri, leggende, attentati. Da Operazione Luna (2002) a Nothing So Strange (2002), da Incident at Lochness (2004) a Death of a President (2006).
Musica: dai Beatles ai Rutles, passando per The Spinal Tap. Il cinema di fiction strizza l'occhio al documentario. Commedie spericolate, parodie, televisione: da Cristopher Guest a Borat. Horror e thriller: da Paranormal Activity (2007), a Rec (2007), a District 9 (2009). L'Italia e il mockumentary: da Luciano Salce a Federico Fellini, da Massimo Troisi a Ciprì e Maresco, passando per Carlo Lucarelli e gli esempi più recenti.
ore 11.30 - Proiezione di Il Mundial dimenticato (2011) di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni.
- sabato 1 giugno ore 10-13
Il Mundial dimenticato: tra la Patagonia e la patafisica. Le pazze vicende di un'avventura produttiva italo-argentina.
Il Mundial Dimenticato: dalla scrittura alla realizzazione. La verità del contesto, la surrealtà delle vicende narrate. Esempi di alcune scene nelle loro varie fasi: dalla sceneggiatura al casting, dalle ricerche d'archivio ai sopralluoghi, dalle riprese alla post-produzione.
Gli infiniti incastri del mockumentary: personaggi reali che dicono la verità, personaggi noti che raccontano favole, finte interviste, fonti vere (testate di giornali noti, logo dell'Istituto Luce) e notizie inventate, veri filmati d'archivio decontestualizzati, messa in scena di finti filmati d'archivio, ambienti attuali e reportage truccato, voce fuori campo nei suoi diversi utilizzi, fotomontaggi e post-produzione (da Photoshop agli effetti speciali).
Il web e la campagna virale: da Buffon all'ong Survival. Le reazioni del pubblico: dal Festival di Venezia al Sudamerica, dalla Cina al Brasile.
Tra gli altri workshop, segnaliamo anche l'interessante tema del Crowdfounding a cura
Ubicazione:
Bellaria-igea Marina RN, Italia
mercoledì 10 aprile 2013
VIVE LE ROCK - Edoardo Winspeare ci prova con il falso documentario
Alex (al secolo Donato Del Giudice) ha 35 anni, sembra un Pinocchio punk. La sua generazione non c’entra niente con il punk più duro. Ma lui ne è ossessionato. Forse perché Johnny Thunders (artista scomparso nel 1991) gli ha salvato più di una volta la vita. Lui vuole togliersi la vita, ma qualcosa lo salva. Una proposta: dovrà seguire una band indie-rock brasiliana, i Vivendo do òcio (che nel frattempo ha spiccato il volo in patria agli Mtv Awards), scelta come gruppo di apertura al concerto di Lou Reed (in realtà lo chiuderà).
Dopo documentari sull’universo femminile (“Eccomi” e “A Sud delle donne”), Alessandro Valenti presenta al Festival del cinema europeo (in corso a Lecce) “Vive Le Rock”, prodotto da Edoardo Winspeare (con la collaborazione di Vestas Hotels & Resorts) per la sua Saietta Film (di cui è socio con Gustavo Caputo). Questa produzione di Lecce, nata l’anno scorso, presto vedrà il primo ciak del lungometraggio “In grazia di Dio”, scritto da entrambi. Una lunga collaborazione quella tra Winspeare e Valenti: in scrittura e sul set (Alessandro ha recitato in “Sangue Vivo”).
“Vive Le Rock” (costato 50 mila euro) avrebbe dovuto essere presentato ad Italia Wave Love Festival, ed invece passa in anteprima come Evento speciale al Festival del cinema europeo. “Il giovane 35enne protagonista – racconta Valenti classe 1973 – narra il suo immaginario. E’ una persona che ha vissuto esperienze estreme e che è stato salvato dalla musica. Nel mockumentary questo ragazzo che ama il punk segue note non punk, e lo si osserva in una dimensione estraniante, come se si trovasse sempre altrove”.
Intanto, il primo ciak di “In grazia di Dio” sarà battuto nel Basso Salento (“Non è una scelta provinciale – precisa Wnspeare -, lo faccio per la passione e i legami che ho con questa terra, e in umiltà, conoscendo qui ogni cosa”) il 29 aprile.
“Racconta – anticipa il regista classe 1965 – la storia di una famiglia in questo tempo di crisi. Protagonisti sono i ‘fasonisti’, una sorta di ‘cinesi d’Italia’, che lavorano in piccole fabbriche per grandi brand nazionali, relegati in scantinati. Ma cadranno in disgrazia per la concorrenza dei veri cinesi, le banche, l’usura ed Equitalia (curiosità il mio socio ne è un dipendente). Costretti a chiudere per questi motivi, si trasferiranno in campagna, senza alcun romanticismo”, e sentimenti bucolici. “Qui – continua Winspeare - riescono a sopravvivere grazie al baratto. Il film è duro e crudo, ma è sulla felicità”. In scena attori non professionisti, “tutti del posto, ognuno col suo soprannome originale. Qualche professionista ci sarà, ma avrà solo ruoli minori”. Il film prevede 5 settimane di lavorazione, è “finanziato dalla Apulia Film Commission e da vari sponsor, ma anche col baratto – dice Winspeare precisando -, io faccio spot in cambio di aiuti produttivi”.
Da Il velino
martedì 5 marzo 2013
THE MAJESTIC PLASTIC BAG - A Mockumentary
The Majestic Plastic Bag - A Mockumentary è uno psedo-documentario sulla favolosa vita di uno strano essere, il sacchetto di plastica.
Ovviamente si tratta di una piccola provocazione, un tentativo ambientalista di far riflettere con un sorriso e un vago ammiccamento al celebre sacchetto di plastica del film American Beauty di Sam Mendes.
giovedì 31 gennaio 2013
RALPH SPACCATUTTO, il dietro le quinte
Sempre più spesso anche i film di animazione giocano la carta dei finti dietro le quinte per giocare con i personaggi protagonisti, tanto più quando alcuni di questi sono reali (anche se usciti da classici del videogame) come per Ralph Spaccatutto della Disney!
Compreso pure gli spot "d'epoca" del videogame da cui nasce Ralph!
Compreso pure gli spot "d'epoca" del videogame da cui nasce Ralph!
giovedì 17 gennaio 2013
Oscar 2012 - I documentari candidati
Ecco le cinque pellicole in nomination per l'Oscar 2013 nella categoria di Miglior documentario. Ovviamente nessuna di queste è ancora (e forse sarà mai) distribuita in Italia, ma cominciamo a conoscere dai trailer quelli che dovrebbero essere alcuni tra i lavori documentaristici più interessanti dell'anno.
5 Broken Cameras di Emad Burnat e Guy Davidi
The Gatekeepers di Dror Moreh, Philippa Kowarsky e Estelle Fialon.
How to Survive a Plague di David France e Howard Gertler
The Invisible War di Kirby Dick e Amy Ziering
Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul e Simon Chinn
mercoledì 2 gennaio 2013
END OF WATCH - Polizia a tolleranza zero
Oggi presentiamo un film uscito nelle sale italiane alcuni mesi fa, che gioca una volta in più a imitare il genere dei reality show televisivi che puntano le telecamere su reali poliziotti nell'ambito del loro lavoro quotidiano. Ecco cosa ne dice il sito 70mm.
Il documentario falso o mockumentary (dalla fusione delle parole mock, “fare il verso” e documentary, documentario) unito al poliziesco è End of Watch, improvvisamente lasciati da parte gli horror discutibili o la fantascienza di bassa lega, il genere approda sul poliziesco con ottimi risultati, un film crudo, umano che all’inizio porta a qualche dubbio sulla moralità o correttezza della polizia, ma scena dopo scena si inizia a vivere come un poliziotto e si capiscono tante cose su alcuni atteggiamenti e sui rischi a cui vanno incontro questi uomini e donne per uno stipendio ridicolo.
Ma il film oltre a presentare la vita lavorativa, presenta anche l’amicizia dei due poliziotti di pattuglia, la loro sfera personale, il diventare quasi fratelli e condividere tutto e a poco a poco, si inizia a pensare ai rischi reali che corrono a quanto le loro vite siano appese a un filo , tutto questo mentre la storia va avanti , suona come un eco lontano che inquieta e fa presagire qualcosa e infatti quel qualcosa alla fine accade. Il film è girato molto bene e la storia è scorrevole forse un po ovvia ma come può essere ovvia la vita delle persone normali, non si può che restare colpiti dal film e dal finale, una piccola opera fatta molto bene.
I due attori protagonisti Jack Gyllenhaal e Michael Pena riescono senza fronzoli a interpretare in modo credibile il ruolo di poliziotti di pattuglia, è bello rivedere Gyllenhaal in un ruolo umano e umanizzato senza mitizzazione o fantasie, attore che ho iniziato ad apprezzare con il dimenticato “Cielo d’ottobre” bellissimo film sulla paura “rossa”, Michael Pena va ricordato per World Invasion e Tower Heist.
lunedì 3 dicembre 2012
L'AMBASSADE di Chris Marker
Another extraordinary film by Christian François Bouche-Villeneuve, a.k.a. Chris Marker, L’ambassade constitutes an anecdotal response to Pinochet’s September 11, 1973, military coup against Chile’s democratically elected Allende government. It risks charges of coyness and rank manipulation in order to create a compelling pseudo-documentary portrait of two things: the chaos that the coup wrought; the wider implication fordemocracies elsewhere. At the last we learn that what we thought was the French embassy in Santiago is really some other embassy in Paris. It is in Marker’s France that dissidents are being rounded up daily and mass executed nightly. One wonders whether Marker was familiar with the sixties U.S. Twilight Zoneepisode in which Agnes Moorehead wars with tiny alien invaders, who it turns out are the U.S. military. The set-up lays claim to serendipity. Some unidentified cameraman, whose voiceover we listen to, is among those who have reached sanctuary in the embassy and await safe conduct out of the country.
People bond as the ambassador, to encourage that everyone pull together, vacuums the floor in their suite. Armed with his handheld camera, the speaker shoots everything in Super 8, achieving a raw facsimile of cinéma-vérité. The silent footage protects the final surprise awaiting us but also consigns the pulsating present to an archival repository of repetitive fascist history. By degrees dissidents become contentious, revealing the fractiousness of the Left that, Marker implies, facilitates right-wing inroads and coups. There are so many “Lefts” confronting the Right, a monolithic beast that can count on the support of the C.I.A. Marker therefore takes aim at the complacency of those “good guys” who fail to grasp that their potential to ward off political demons resides in their solidarity, not their free expression or creative individualism.
Via | Grunes
People bond as the ambassador, to encourage that everyone pull together, vacuums the floor in their suite. Armed with his handheld camera, the speaker shoots everything in Super 8, achieving a raw facsimile of cinéma-vérité. The silent footage protects the final surprise awaiting us but also consigns the pulsating present to an archival repository of repetitive fascist history. By degrees dissidents become contentious, revealing the fractiousness of the Left that, Marker implies, facilitates right-wing inroads and coups. There are so many “Lefts” confronting the Right, a monolithic beast that can count on the support of the C.I.A. Marker therefore takes aim at the complacency of those “good guys” who fail to grasp that their potential to ward off political demons resides in their solidarity, not their free expression or creative individualism.
Via | Grunes
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